How you fell for him?

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    Cara scusami, ma loro erano già entrati nella casa stregata, sono scappati fuori? @_@
     
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    sono io che sono cretina ahahahhaha a sto punto si sono scappati ahahahha
     
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    Ahahahahahah va bene :'D Allora dopo ti rispondo, altrimenti faccio domani :<3:
     
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    fai con calma, me nessuna fretta <3
     
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    Tom Roch | Vampiro| più di 2000 anni
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    Di una cosa ero quasi certo: con Rebekah non mi sarei mai annoiato. Anzi. Perfino quando sembrava tutto stabilito, tutto programmato, era comunque in grado di stupirmi e stravolgere qualsiasi piano. E le bastava così poco per farlo!
    Mi era bastato semplicemente parlare dello zucchero filato per farle venire in mente di scappare letteralmente via dalla casa della paura per fiondarci verso il carretto sovraffollato sistemato a pochi passi dall'attrazione. Già immaginavo la discussione che avremmo dovuto intavolare con il bigliettaio della casa stregata perché ci lasciasse rientrare, ma non mi importava. Non avevo nessuna voglia di farmi problemi, quella sera. Non che ne avessi normalmente, ma quella sera in particolare avevo solo voglia di divertirmi e spegnere il cervello.
    A chi non piace lo zucchero filato, scusa? Le feci notare, stringendomi nelle spalle e lasciando che mi trascinasse verso il carrettino che vendeva nuvole di zucchero colorate.
    La coda, fortunatamente, scorreva abbastanza veloce e in men che non si dica stringevo tra le mani un bastoncino di cartone sovrastato da un sbuffo colorato e appiccicoso.
    Cin cin, scherzai, sollevando lo zucchero filato a mo' di brindisi, prima di staccarne un pezzo con le dita e infilarmelo in bocca. Per quanto voluminoso potesse essere quel boccone, mi si sciolse immediatamente sulla lingua, sparendo nel nulla. Chiunque l'abbia inventato merita un premio, commentai. Insomma, è o non è geniale? Commentai, rigirandomi tra le dita il bastoncino. Io non ci avrei mai pensato, confessai, stringendomi nelle spalle con aria incredula.
    E comunque credo che il divertimento inizierà anche prima del previsto, aggiunsi, quando Rebekah notò che ci saremmo divertiti un sacco, quella sera. Temo che il bottegaio farà non poche storie prima di farci rientrare. Cercherà in tutti i modi di farci pagare di nuovo l'ingresso, spiegai, infilandomi un'altro pezzo di zucchero filato in bocca. Poco male, magari saremo costretti a intrufolarci di nascosto. Renderebbe tutto più divertente, notai, sghignazzando all'idea di raggirare il tizio che vendeva i biglietti della casa stregata. A volte mi stupivo di quanto dispettoso potessi essere. Perché, in fondo, non ero cattivo. Non facevo del male a nessuno - non in questi casi, almeno. La mia era solo un po' di sana vivacità.
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    Rebekah Mikaelson | Vampiro | Dato Sconosciuto
    So Cold @Ben Cocks
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    Cercai di trattenere una risata alle parole di Tom. Lo ammetto era davvero buffo in questo momento e mai avrei immaginato che lo zucchero filato gli piaceva cosi tanto. Insomma guardatelo, sembrava quasi un ragazzino.
    Questo lato di lui mi piaceva davvero tanto. Il suo modo di fare, ogni tanto mi ricordava il mio e si, ero sempre più convinta che io e lui eravamo due meta della stessa mela. Con questo non voglio dire che era il mio principe azzurro o che eravamo destinati a stare insieme o cose cosi. Non ci credevo in queste cose. Ma ero sicura che potevamo essere buoni amici. Certo era un ragazzo bello, e mi attirava anche da quel punto di vista e non mi sarebbe dispiaciuto frequentarlo o saltargli addosso, ma non volevo forzare le cose tra di noi. Avevo paura di farlo scappare.
    <<non piace a me.>> dissi stringendomi leggermente nelle spalle con fare colpevole. << cioè non mi fa impazzire, in realtà non mi fanno impazzire le cose dolci.>> ammisi, abbozzando un piccolo sorriso sul volto, guardandolo per qualche secondo.
    Si, io ero per le cose salate. Le cose salate mi facevano davvero impazzire. La pasta, la pizza e tutto il resto, forse le uniche cose salate che odiavo erano il pesce e le verdure.
    Alle sue parole un sorriso ampio si disegno sul mio volto. Lo guardai divertita, per poi avvicinarmi al suo orecchio. << il piano era quello>> dissi in un sussurro, cercando di trattenere una risatina. << mi intrigava l’idea di intrufolarci di nascosto>> aggiunsi, per poi sollevare le spalle, con fare innocente.
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    Forse avrei dovuto avere dei rimpianti.
    Eppure non riuscivo a rimpiangere nulla.
    Chissà, forse anche io cominciavo a sviluppare la capacità di leggere nella mente di Rebekah. Oppure, molto più semplicemente, eravamo dannatamente sulla stessa lunghezza d'onda.
    Mi sentivo talmente a mio agio con lei, che mi sembrava di conoscerla da sempre. E, per quanto potessi definirmi un tipo piuttosto socievole, era una cosa che non mi era mai capitata prima.
    Chissà come mai me lo aspettavo, osservai, ridacchiando, quando Rebekah disse che il suo piano era proprio quello di intrufolarci nella casa della paura di nascosto.
    Finii velocemente il mio zucchero filato, facendo poi sparire il bastoncino di legno in un cestino sistemato a poca distanza da dove ci trovavamo. Sfregandomi le mani con l'aria di chi sta progettando un colpo di stato cominciai a guardarmi intorno per sondare il terreno. Nessuno faceva caso a noi. Perfetto.
    Vieni con me, dissi a Rebekah, lanciandole un'occhiata complice e avviandomi con nonchalance verso il fianco della casa della paura. Ne costeggiai la parete esterna con aria indifferente, sentendo le urla e le risate di chi era già al suo interno. Sorrisi tra me e me, pregustando il momento in cui avremmo messo in atto il nostro piccolo piano diabolico.
    Una volta raggiunto il retro della costruzione mi guardai nuovamente intorno, assicurandomi che non ci fosse nessuno e, rivolgendo a Rebekah un sorriso innocente, scardinai la porta dell'uscita d'emergenza cercando di fare il meno rumore possibile, anche se la musica alta del Luna Park avrebbe coperto qualsiasi suono.
    Prima le signore, invitai poi, facendo segno a Rebekah di entrare per prima.
    Chi più, chi meno, abbiamo tutti
    dei segni che cerchiamo di mascherare
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    DONNA! Perché non mi hai pestata a sangue??? Mi ero dimenticata di loro! T_T
     
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    Rebekah
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    Vampiro
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    Occupata
    Potere:
    assor. cinetico
    Waiting for superman


    La sintonia che c’era tra me e Tom era davvero incredibile. Mi sembrava di conoscerlo da una vita. Sembrava quasi che uno leggeva nella mente dell’altro. Era un qualcosa, che mi rendeva felice, perché finalmente avevo trovato una persona che mi poteva capire, mentre da un lato mi spaventava a morte, perché si, lo ammetto avevo paura che tutto questo fosse finto, un scherzo della natura veramente crudele e si, avevo paura che più in la, Tom mi venisse portato via.
    Annui alle sue parole, per poi seguirlo in silenzio, facendo attenzione a dove mettevo i piedi, volevo evitare di far rumore e di conseguenza attirare cosi l’attenzione su di noi. Certo potevamo usare la super velocità da vampiri, sarebbe stato più facile ma ero quasi sicura che anche su questo io e Tom la pensavano nello stesso modo. Cosi era molto più divertente.
    <<grazie>> dissi, una volta arrivati alla porta d’emergenza. Entrai senza far rumore, per poi guardarmi in giro per capire dove eravamo. <<vieni qui, che iniziamo a mettere il nostro piano in atto>> dissi ridacchiando, per poi mordermi il polso, in modo tale da poterlo sporcare un pochino con il sangue. Non affondai i miei denti nel suo collo, perché volevo che fosse lui a chiedermelo, visto che comunque il morso era qualcosa di intimo per un vampiro, se non si doveva cibare.


    I'd come for you
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    Forse avrei dovuto avere dei rimpianti.
    Eppure non riuscivo a rimpiangere nulla.
    Ringraziandomi, Rebekah mi precedette nella casa della paura, guardandosi intorno con circospezione mentre la raggiungevo, chiudendo la porta di emergenza alle mie spalle. Solitamente quel tipo di porte non avrebbero dovuto essere collegate a un allarme che scattava nel momento in cui venivano aperte a sproposito? Ero più che certo che fosse così...ma a quanto pareva il nostro amico bottegaio non era molto a norma. Un controllino avrebbe fatto parecchi danni, lì dentro...e se il nostro piccolo scherzo fosse degenerato, facendoci scappare un ferito o un morto, poteva finire nei guai anche quel tizio. La questione si faceva sempre più divertente.
    Agli ordini, Signora, scherzai, unendomi alla risatina leggera di Rebekah mentre la osservavo tagliarsi un polso con i denti per ricavarne un po' di sangue. A quella vista storsi il naso. Cos'è, si stava trattenendo?
    Così poco? Domandai, stringendomi nelle spalle con aria innocente. Credevo che volessimo spaventarli, osservai, prima di dare un'occhiata sommaria in giro, alla ricerca di qualcosa che potesse tornarmi utile.
    Notai, un paio di passi più in là, un vecchio ferro arrugginito - ah, vecchio mio, sei veramente molto fuori norma! - e, con un sorriso, lo recuperai, rigirandomelo brevemente tra le mani.
    Così, iniziai, prima di piantarmelo in un fianco con una smorfia È più convincente. Non ti pare? Domandai, cercando di ignorare il fastidio che quella barra di ferro incastrata tra le costole mi dava. Faceva anche vagamente male, ma non mi sarebbe stata letale. In fondo era poco più di un graffio, per un vampiro.
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    Guardai Tom con un sorriso in volto. Ero davvero eccitata all’idea di spaventare qualche ragazzino, o qualche uomo che si credeva un macho man. Ma soprattutto ero davvero contenta di aver trovato finalmente una persona che ragionava come me, che non mi faceva sentire in un certo senso pazza.
    <<be, volevo vedere fin dove ti volevi spingere>> ammisi, stringendomi leggermente nelle spalle, per poi guardarmi a mia volta in giro, trovando una bottiglia di vetro per terra, la presi in mano per poi farla cadere per terra, raccogliendo cosi, qualche scheggia di vetro. << queste sono permette>> dissi guardandolo con un sorriso malizioso, prima di ficcarmi una scheggia nel collo. Avevo evitato di prendermi la giugulare per il semplice fatto che non volevo rischiare di affaticarmi per la perdita di troppo sangue.
    <<questa dove la preferisci?>> chiesi poi, facendogli vedere l’altra scheggia che avevo in mano, posando il mio sguardo su di lui. << ovviamente poi sei libero di far ciò che vuoi con il mio corpo>> aggiunsi con un sorriso sul viso, rendendomi contro che poteva sembrare una proposta alquanto “maliziosa”.

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    Eppure non riuscivo a rimpiangere nulla.
    Forse io e Rebekah ci stavamo lasciando prendere un po' la mano da quella storia...in tutti i sensi. Il fatto di essere incappati l'uno nell'altra era un bene solo fino a un certo punto, considerando che rischiavamo di cacciarci in guai piuttosto grossi (per quanto saremmo riusciti a uscirne in un battito di ciglia), specialmente perché nessuno dei due riusciva a porre un limite all'altro. Anzi, ci davamo man forte a vicenda, e quello era davvero un male. Un male enorme, non tanto per noi quanto per chi ci avrebbe incrociati da lì in avanti.
    Con la sbarra di ferro che mi spuntava da un fianco con un bruciore sordo e lontano che non mi infastidiva quasi per nulla, osservai Rebekah che, stringendosi nelle spalle, ammise di aver semplicemente voluto sapere fin dove mi sarei spinto. Assottigliai lo sguardo, stringendomi nelle spalle con aria innocente mentre lei cercava qualcosa che migliorare il suo "costume".
    Se dipendesse da me andrei in giro con la testa mezza staccata sul collo, risposi. Ma credo che sarebbe poco pratico, notai, mentre Rebekah trovava una bottiglia di vetro e la mandava in frantumi, piantandosi nel collo una delle schegge che ne aveva ricavato. Osservandomi con aria vagamente maliziosa - sempre che non fosse una mia impressione, ma ne dubitavo - mi chiese un suggerimento su dove sistemare una seconda scheggia, sostenendo che potevo fare ciò che volevo del suo corpo. Inclinando leggermente la testa di lato, osservando il sangue colare pigramente fuori dalla ferita che si era inferta, sorrisi con aria complice, stringendomi leggermente nelle spalle.
    Non mi permetterei mai di interferire con il tuo capolavoro, risposi, avvicinandomi di un passo, con la sbarra infilata nel fianco che bruciava un po' di più a causa del mio movimento. Stupiscimi, mormorai, osservandola dall'alto verso il basso a causa della mia altezza. Non era normale che una situazione del genere mandasse un po' troppi ormoni in circolo sia a me che, evidentemente, anche a lei...ma forse era per via di tutto quel sangue. Eravamo vampiri, in fin dei conti, il sangue era l'essenza stessa della nostra esistenza, no? Era comprensibile che ci sentissimo un po' su di giri.
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