Fight Inside

Nick & Alex

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    Lo ammetto tutta questa situazione e tutte queste informazioni erano un po’ troppe per me, soprattutto perché avevo poco tempo per elaborarle.
    Gli feci segno di aspettare, per poi andare nuovamente in cucina, prendendo dei piatti e delle posate, per apparecchiare la tavola. << se i tuoi amici vengono a fare un controllino>> dissi sollevando leggermente le spalle. Infondo Nick aveva detto che molto probabilmente ero alla ricerca di cibo, cosa che alla fine poteva essere una buona copertura per il tempo che stavamo passando insieme.
    Mi misi anche a cucinare qualcosa di veloce, in modo tale da far spargere gli odori per tutta la casa, in modo tale da essere credibile.
    <<quindi andrai via di nuovo>> dissi con un filo di voce, sentendo di nuovo una morsa al petto. Non riuscivo proprio a capire, perché Nick ed io non riuscivamo a stare un pochino di tempo tranquilli, succedeva sempre qualcosa che ci separava. Sospirai a quel pensiero, decidendo che era meglio concentrarmi su altro.
    Ascoltai le sue parole restando in silenzio. Si sapevo che Nick non pensava che io fossi una ragazzina indifesa, ma avevo sul serio sopportato di peggio, quindi in un certo senso ero pronta a tutto.
    Inutile dire che l’idea di Nick che andava di nuovo via mi distruggeva. Non volevo perderlo di nuovo e dovevo ammettere che ero parecchio preoccupata per lui. –potresti fare un incantesimo- pensai nella mia testa, per poi guardarlo. –potresti legarti a lui- continuai ma decisi di ignorare quel pensiero, perché ero consapevole che Nick non sarebbe stato d’accordo con questa decisione.
    Lo guardai con gli occhi leggermente sbarrati, per poi accarezzargli velocemente la lunga cicatrice che aveva sul fianco, sentendomi leggermente in colpa. Infondo era colpa mia se lui si trovava in quella situazione. Io avevo deciso di vendicarmi, io avevo fatto quel torto ad Aleksej ed io avevo deciso di assicurarlo alla giustizia senza ucciderlo. Persone come lui, non dovevano restare in vita, perché avrebbero continuato a ferire le persone.
    Mi sentivo in un certo senso una fallita, avevo fallito come cacciatrice, visto che, non avevo ucciso un vampiro, avevo fallito come strega, perché nonostante i miei incantesimi Aleksej continuava a costringere le persone a fare quello che voleva lui.
    <<mi dispiace>> dissi, alzando leggermente lo sguardo, per poi guardarlo negli occhi per qualche secondo.
    << ma possiamo trovare una soluzione insieme>> aggiunsi facendo una piccola pausa. << due menti sono meglio di una>> continuai, avvicinandomi a lui, ma poi mi fermai perché ero veramente combattuta. In realtà non sapevo più come prenderlo, non sapevo comportarmi, anche perché Nick in un certo senso non aveva battuto occhi quando gli avevo detto che ero innamorata di lui, per ben due volte.
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    Stavo decisamente iniziando a sospettare che Alexandra cucinasse quando era nervosa. La seguii con lo sguardo fino alla cucina, inarcando un sopracciglio con un cipiglio perplesso quando iniziò a preparare effettivamente la cena con le poche cose presenti nel frigorifero: in realtà, modo di dire a parte, stavo proprio in quell'istante scoprendo di avere una fame da lupo, considerando che non toccavo cibo dalla mattina. Era come se quel profumo stesse effettivamente risvegliando il mio appetito, oltre che la mia lucidità, peccato che non avessimo davvero il tempo di cenare insieme: come Alexandra mi fece notare, aveva cucinato soltanto per mantenere la copertura, non perché potessimo seriamente consumare il pasto a tavola come due persone normali. Inutile dire che, di fronte a quella consapevolezza, l'acquolina sfociò in un retrogusto amaro sulla punta della lingua.
    <<Sì.>> Risposi, annuendo nella sua direzione. <<Credo mi porteranno via di nuovo, ma non so ancora dove.>> Spiegai, alzando leggermente le spalle. Intuivo, dalle sue parole, che lei aveva una missione da svolgere a Kodiak e che --per ovvie ragioni-- non poteva seguirmi nella mia nuova destinazione, quindi --per così dire-- quei minuti che ci restavano erano un nuovo saluto, se non un vero e proprio addio. Lo aveva capito anche lei, a giudicare dalla sua espressione, ma fu la sua reazione successiva a procurarmi più preoccupazione e dispiacere: sembrava sconvolta dal fatto che fossi stato ferito e, poiché un po' riconoscevo ormai i suoi segnali, immaginavo anche che avesse brutti pensieri in mente. <<Ehi, Alexandra...>> La chiamai, allungando una mano verso il suo viso, che cercai di sfiorare delicatamente in un gesto di affetto. <<Non è colpa tua, ok? Non sei stata tu a farmi del male.>> Nelle mie intenzioni, non le avevo certamente mostrato la cicatrice perché lei si sentisse responsabile dell'accaduto: lo avevo fatto per permetterle di capire meglio quello che intendevo e le ragioni della mia decisione, tuttavia solo in quel momento mi rendevo conto del rovescio della medaglia. Avevo fatto una potenziale cavolata, perché ora temevo che la strega passasse al contrattacco senza ragionare troppo sulla cosa. Non era solo Aleksej, il problema, ed uccidere lui non era certamente la soluzione definitiva.
    La vidi in seguito avvicinarsi, per poi bloccarsi di colpo, come se qualcosa l'avesse turbata. Cos'altro c'era, ora? Incrociai il suo sguardo, chiedendoglielo con gli occhi, per poi scegliere semplicemente di fare la prima mossa e colmare da me quella poca distanza, offrendole le mie braccia in una stretta che desideravo da tempo.
    <<Ti farò sapere dove mi trasferiranno, te lo prometto.>> Le sussurrai poi, socchiudendo appena le palpebre. Era quello che desiderava, no? La garanzia che non sparissi nuovamente senza comunicarle la mia posizione. <<Troveremo una soluzione.>> Mi scostai appena, per poterla nuovamente guardare negli occhi. <<Insieme.>> Specificai, con un sorrisetto ironico. Avevo afferrato il concetto: se la estromettevo nuovamente dalle mie decisioni mi rimediavo uno schiaffo. In realtà, fosse stato davvero quello il problema... <<Devi però promettermi anche tu una cosa, Alexandra.>> Le dissi, con un'espressione più seria. <<Devi promettermi che non farai qualcosa che possa metterti in pericolo. >> Mi sembrava un'espressione più elegante rispetto al 'non fare cazzate' che avevo in mente, ma il senso era grossomodo quello. <<Fino a quando starò alla larga da Sunset County dovresti essere al sicuro, e vorrei che tu ci rimanga.>> Non le stavo dicendo che avrei deciso da me il da farsi, così come quando rientrare in città e in che modo, tuttavia volevo come minimo la stessa cosa da lei: se avesse iniziato ad attirare l'attenzione della mafia russa su di sé, facendo loro intuire che mi aveva visto ed incontrato, rischiavamo entrambi grosso.

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    Edited by Elpìs_ - 2/2/2017, 13:03
     
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    Fini di cucinare le cose, alle quali alla fine non avevo prestato poi cosi tanta attenzione, avevo la mente da un'altra parte, ma alla fine, questo piatto non aveva un aspetto cosi orrendo, cosi mi girai verso Nick, per poi guardarlo.
    << vuoi assaggiare?>> chiesi per poi stringermi nelle spalle, ovviamente lo avevo assaggiato anch’io e non era male.
    Alle sue parole mi senti veramente male. Insomma lo avevo appena ritrovato e ora stavo per perderlo di nuovo e non so se questa volta sarei riuscita a uscire dal dolore che queste perdite mi procuravano e dovevo ammettere che la situazione peggioro particolarmente quando Nick mi mostro la cicatrice.
    <<invece si>> dissi sollevando leggermente lo sguardo per guardarlo negli occhi. Era colpa mia se alla fine si trovava in questa situazione. Avevo iniziato io una guerra con la bratva e da quello che mi aveva detto Nick, era entrato nel programma di protezione proprio per tenere me al sicuro. In sintesi, gli avevo rovinato la vita.
    Ricambiai il suo abbraccio, nascondendo il mio viso nel suo petto, per poi fare un respiro profondo. Mi costava parecchio lasciarlo andare e sinceramente non volevo nemmeno farlo.
    <<vedrò di sbrigare la mia missione, in modo tale da poterti seguire>> dissi sciogliendo l’abbraccio per poi guardarlo negli occhi. << prometto che faro attenzione>> aggiunsi, prima che potesse ribattere.
    Lo guardai poi per qualche secondo, mordendomi il labbro inferiore. << per caso hai qualche gioiello che porti con te… un anello un qualcosa… insomma qualcosa che porti sempre addosso>> dissi per poi fare un piccolo sospiro. << vorrei fare un incantesimo che mi permetta di rintracciarti, nel caso del bisogno o almeno, per sapere dove stai>> aggiunsi, sperando che mi appoggiasse in un certo senso in questa decisione.
    Un sorriso pero mi spunto in volto, quando Nick per la prima volta da quando lo avevo incontrato disse che avremmo affrontato la cosa insieme e che avremmo trovato la soluzione insieme.
    <<prometto che cercherò di fare del mio meglio, ma lo sai che sono una calamita per i guai>> dissi riavvicinandomi a lui, per poi ricontrollare la ferita. Era la seconda volta che veniva ferito per colpa mia e ogni volta gli andava sempre peggio.



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    Mi sfilai l'anello che indossavo all'anulare sinistro, un gioiello d'oro che era un vecchio cimelio di famiglia, porgendoglielo. Non le era sfuggito, a quanto pareva.
    <<Ammettilo, che è solo un modo per controllarmi...>> La provocai, dicendo tutto sommato una verità. Voleva fare quell'incantesimo per potermi individuare facilmente ed impedirmi così di sfuggirle nuovamente, ma --nonostante quelle premesse-- mi andava bene anche così. Lo tirai solo leggermente indietro, verso di me, quando lei allungò la mano per prenderlo. <<Ad una condizione.>> Asserii, con un sorrisetto. <<Quando questa storia sarà finita, toglierai l'incantesimo.>> Spiegai, allungandole poi il monile. Non mi piaceva, dopotutto, l'idea di avere una sorta di localizzatore addosso, senza contare che Alexandra non sembrava aver mai avuto particolari difficoltà ad individuare la mia posizione, dal momento che era esperta nei pedinamenti e nella raccolta di informazioni.
    Quando poi la ragazza acconsentì alla mia richiesta, promettendomi che avrebbe fatto del suo meglio per stare lontano dai guai, le sorrisi, approfittando del fatto che lei si fosse nuovamente avvicinata, al fine di controllare la mia cicatrice, per cercare di catturarle le labbra in un nuovo bacio, che feci per approfondire quasi subito, in maniera forse troppo brusca e poco garbata. Non potevo lasciarla andare in quel modo, senza un vero saluto.
    <<Stai attenta, Alexandra.>> Le dissi, poi, guardandola negli occhi. <<E... grazie per la cena.>> Aggiunsi, con una nota di amarezza, dal momento che non avevamo neppure il tempo di consumarla.


    Some of these things are true and some of them lies.
    But they are all good stories.

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